È attraverso l’ascolto, l’imitazione, la continua conferma e gli stimoli degli adulti che il bambino incomincia a trasformare la sua lallazione in parole: prima poche e semplici, poi più complesse e articolate. Allo stesso modo, la metodologia Suzuki sviluppa la capacità di “parlare” attraverso uno strumento.
Il metodo Suzuki ha avuto origine in Giappone subito dopo la Seconda guerra mondiale quando Shinichi Suzuki, notando che la devastazione del conflitto aveva lasciato poca bellezza nella vita dei giapponesi, ha promesso di portare la felicità nella vita dei bambini attraverso la musica.
Suzuki fu uno dei primi didatti a dedicarsi all’istruzione musicale rivolta ai bambini dai 3-4 anni di età.
Egli definì il suo metodo “della Madre Lingua” proprio perché la musica viene appresa attraverso l’ascolto, la ripetizione e la memorizzazione, come se fosse una lingua madre.
Ecco perché in questo percorso formativo i genitori diventano figure importanti e fungono da filtro nella trasmissione delle competenze al bambino.
Il ruolo del genitore nel Metodo Suzuki
Il triangolo Suzuki
Nella metodologia Suzuki l’elemento indispensabile per rendere la comunicazione e la trasmissione delle competenze è il rapporto triangolare maestro-allievo/bambino-genitore: il maestro di musica diventa, in tale contesto, una figura del tutto particolare e diversa dagli altri insegnanti che il bambino incontrerà nel suo percorso scolastico, poiché la trasmissione delle competenze dal maestro al genitore e infine al bambino creerà un legame profondo, scandito di volta in volta dai nuovi risultati raggiunti.
L’educazione al Talento
Suzuki crede che l’uomo, da quando nasce, sia caratterizzato da una carica vitale e da una forza interiore che animerà le sue facoltà: nessuno può sapere quanto abile sia un uomo per natura.
Stimolare e coltivare fin dalla tenera età le diverse abilità crea individui più armoniosi e completi.
“Avevo sempre creduto che il canto inimitabile dell’usignolo fosse istintivo e innato. Non è vero. Gli usignoli che si vogliono addomesticare vengono presi dal nido degli uccelli selvatici quando non sanno ancora volare. Appena non hanno più paura e accettano il cibo, i piccoli vengono messi con un “maestro di canto“ che ogni giorno, per circa un mese, fa sentire i suoi splendidi gorgheggi. In questo modo l’usignolo, ancora selvatico, è ‘educato’ dal maestro. Questo metodo è usato in Giappone da tempi immemorabili. Insomma, è l’educazione del talento dell’usignolo: il ‘professore’ insegna all’usignolo le prime modulazioni. Poi L’allievo seguirà altre forme di insegnamento, ma è essenziale che abbia un buon maestro nei primi mesi. Sono il canto e la voce dell’usignolo maestro a determinare se il piccolo potrà sviluppare bene o male le sue qualità di cantore: non è questione di una buona o cattiva predisposizione naturale al canto”.
(Shinichi Suzuki, Crescere con la musica, Ed Carisch)
L’insegnamento nel Metodo Suzuki
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